Le parole giuste

Buongiorno e bentrovati,

 

Spero che l’ultima puntata ti sia piaciuta e che tu abbia cominciato a pensare all’uso del tondino in maniera diversa da quello che si vede comunemente fare.

Se non sai di cosa sto parlando, sto parlando dell’argomento dell’ultima puntata in cui ho approfondito l’uso del tondino nell’equitazione naturale e cosa comporta, se sei interessato alla cosa vai a recuperarla perché in parte è argomento anche di questa puntata.

In questi giorni ho ricevuto una domanda da Francesco da Napoli che mi chiedeva un consiglio.

Francesco mi ha scritto:

Ciao Sergio ti scrivo per aver un consiglio riguardo l’addestramento di una puledra quarter horse che da poco ho preso e che sto “addestrando” con metodi di doma dolce naturale. Ti premetto che la cavalla, di circa sedici mesi, è completamente sdoma ed è sempre vissuta in paddok. Da poco è arrivata in scuderia e si sta abituando al box. Molto intelligente, piuttosto curiosa ed alle volte con un bel caratterino. Mi sono accorto che girandola in tondino molto spesso sia al trotto che al galoppo, scalcia in segno di difesa, oltre al fatto che è molto sensibile nella zona del sotto pancia. Come posso correggere questo vizio essendo comunque cosciente che si tratta pur sempre di una puledra?

Credo che questo scenario sia diffuso molto più di quanto lo si possa pensare e così ho deciso di approfondirlo in questa puntata in modo da aiutare anche altre persone che si possono trovare in questo momento nella stessa situazione.

 

 

Prima di rispondere a Francesco vi voglio però parlare di una ricerca che è stata pubblicata il 14 Giugno 2017 su Psychological Science.

Questa volta la ricerca di cui parlo non è una ricerca scientifica che riguarda i cavalli ma gli esseri umani.

La ricerca ha evidenziato come le parole che noi usiamo e che diciamo anche solo dentro la nostra mente si riflettano immediatamente nel nostro fisico.

In questo studio infatti i ricercatori hanno evidenziato come se si ascoltano, leggono o pronunciano parole legate alla luminosità, come fascio di luce, sole, o fuoco si induca il cervello a far contrarre le nostre pupille.

Al contrario se la stessa cosa la facciamo con parole che sono legate all’oscurità, come ad esempio notte, tenebre o buio si ottenga esattamente il risultato opposto, le nostre pupille si dilatano

In pratica l’occhio si predispone ad un certo tipo di ambiente appena questo viene evocato dal linguaggio.

 

L’ipotesi che hanno formulato i ricercatori è che il cervello genera in automatico immagini a partire dalle parole pronunciate, ascoltate o lette e di conseguenza reagisce a quello che potrebbe essere un possibile scenario da affrontare nell’ambiente esterno.

 

 

impercettibili del nostro corpo, e sottolineo quasi impercettibili.
Che però possono essere visti da chi magari ci conosce bene o
comunque percepiti anche da chi non ci conosce affatto.

Il
nostro cervello è stato programmato da madre natura per migliaia di
anni, durante la sua evoluzione, per reagire a degli stimoli che gli
arrivavano dall’esterno attraverso i suoi sensi.

Ha
imparato a programmare delle strategie legate alla sopravvivenza in
base alle informazioni che riesce a raccogliere.

Una
determinata parola, come ad esempio potrebbe essere la parola Sole, è
collegata ad immagini mentali, ricordi e sensazioni e, stando a
quanto hanno riscontrato i ricercatori, queste immagini sono
sufficienti per attivare una modifica corporea.

Ma
adesso provate ad immaginare cosa accade se per ore e ore sono
intento a pensare e rimuginare sulla maleducazione del collega o
sulla scortesia del capo o se guardo immagini di violenza mostrate in
un film dell’orrore.

Il
nostro cervello non è in grado di differenziare ciò che è vero da
ciò che è falso.

Quello
che i neuroscienziati hanno dimostrato attraverso le ricerche
scientifiche è che quando guardiamo un’immagine di violenza, anche
completamente finta, fasulla, perché osservata alla televisione
durante un film, nel nostro cervello accade la stessa cosa che se noi
vivessimo quella scena realmente.

E’
per questo che ci spaventiamo o sentiamo crescere l’adrenalina
dentro di noi durante alcune scene di alcuni film.

Ma la
domanda che ci dobbiamo fare adesso è un’altra: se le parole,
anche se solo pensate e non pronunciate, riescono ad evocare immagini
e le immagini riescono a modificare il nostro corpo. Anche in
maniera importante.

E se,
come abbiamo ascoltato in una delle puntate precedenti, quando vi ho
parlato del cavallo che sapeva contare, è stato dimostrato che il
cavallo è un animale che riesce a leggere il nostro corpo ed a
cogliere anche i più impercettibili cambiamenti.

Se ci
soffermiamo a riflettere e mettiamo insieme quello che abbiamo
scoperto oggi con quello che abbiamo imparato nell’altra puntata.
Ecco che siamo in grado di arrivare ad una conclusione molto
interessante.

Ciò
che noi pensiamo può influenzare il comportamento del cavallo ed è
per questo che ogni tanto si sente dire “il mio cavallo sa quello
che gli sto per chiedere ancora prima che glielo abbia chiesto,
sembra quasi che mi legga nel pensiero”.

Avete
mai sentito frasi simili ???

Beh a
me è capitato di sentirle spesso.

E’
per questo motivo che durante le mie lezioni ripeto sempre agli
studenti di usare le parole giuste quando si riferiscono al loro
cavallo. Anche quando mi descrivono un problema o pensano ad una
strategia da applicare in una certa circostanza.

Ad
esempio se io dico metti pressione sul posteriore o dai una frustata
sul posteriore capite bene che l’immagine e l’azione che ne
scaturisce è completamente diversa

 

Ma
questo avviene anche quando lo studente prova da solo, senza la guida
del suo istruttore.

Se ad
esempio, mentre si esercita, il cavallo non fa quello che lui gli
chiede e lui reagisce imprecando contro il cavallo, anche solo dentro
la sua mente, il suo linguaggio del corpo ne sarà influenzato.
Probabilmente anche la sua emotività ne sarà influenzata e anche
l’azione che ne scaturirà non sarà la stessa che se lui avesse
pensato diversamente.

Una
cosa che insegno durante i miei corsi è di provare a pensare
diversamente da quello che ci indurrebbe il nostro istinto, quando le
cose vanno storte. Se il cavallo non fa quello che gli chiediamo,
dobbiamo immediatamente pensare: “come faccio ad aiutare il mio
cavallo a comprendere meglio quello che gli sto chiedendo”

Anche
in occasioni in cui il cavallo a reazioni estreme, come ad esempio
calciare verso di noi o sgroppare, dobbiamo sempre reagire in maniera
lucida pensando “come posso fare per aiutare il mio cavallo a
comprendere che io non sono una minaccia o che io non me lo voglio
mangiare “

In
questa maniera smorzeremo sul nascere la nostra reazione istintiva,
tipica del predatore, di entrare in modalità difesa aggressiva o
come è tipico di noi esseri umani di dare la colpa agli altri per
cose che abbiamo noi stessi influenzato pesantemente.

Dare
la colpa al cavallo poi è così facile che ci riesce bene a tutti.
E’ per questo che ci sono alcuni che cambiano cavalli come pezzi di
ricambio, giustificandosi dicendo che non gli andava bene, aveva
questo o quel vizio oppure semplicemente non rispondeva bene ai
comandi impartiti.

Ma
arriviamo finalmente alla domanda di Francesco.

Francesco
quando descrive il problema che gli da la cavalla quando la porta nel
tondino usa una frase in particolare. Dice “mi sono accorto che
girandola nel tondino” ecc. ecc.

Usando
la frase “girandola nel tondino” si ha l’immagine di una
persona al centro e il cavallo che è obbligato a girare intorno.
L’atteggiamento che ne scaturisce è proprio questo.

Io sto
nel mezzo e tu giri. Come se il cavallo fosse uno schiavo obbligato a
girare senza motivo e senza senso.

Io
logicamente sto estremizzando per farvi capire, sono convinto che non
era intenzione di Francesco fare o pensare niente di tutto questo. Ma
è per farvi capire un po’ cosa accade nel nostro cervello.

E
questo si riflette nel cavallo che prova la netta sensazione di
essere una preda minacciata dal predatore di turno. Spazio angusto,
predatore nel mezzo che lo scaccia. 1 + 1 = 2

Il
cavallo è semplice nei ragionamenti. Parelli dice: Il cavallo ti da
sempre la risposta giusta, se non ti piace la risposta cambia la
domanda.

Tornando
alla domanda di Francesco mi sentirei di consigliargli di farsi
seguire da un istruttore Parelli che gli trasmetta cosa si intende
per equitazione naturale o doma naturale. Purtroppo molti pensano che
l’equitazione naturale sia un insieme di tecniche e che si basi
molto sulla desensibilizzazione.

Invece
non è nulla di tutto questo. La tecnica è solo una piccolissima
parte di tutto ciò che la compone.

 

 

Una
grande fetta è invece costituita dall’atteggiamento che inizia,
come abbiamo visto poco fa, proprio dal nostro modo di pensare.

 

I
consigli che mi sento di dare a Francesco sono fondamentalmente 4.

Primo
consiglio: Non girare il cavallo nel tondino, e se lo fai devi
pensare al gioco del circolo, fatto bene e che se lo studi in maniera
approfondita ti accorgerai che è un gioco in cui insegniamo al
cavallo le sue 4 responsabilità ma in cui, nello stesso tempo,
esercitiamo anche le nostre 4 responsabilità.

Secondo
consiglio: Non lo fare in libertà perché non hai, soprattutto
all’inizio, nessun controllo su ciò che fa il cavallo e quindi non
riesci a rendere comodo ciò che vuoi e scomodo ciò che non vuoi.

Terzo
consiglio: Per quanto riguarda la troppa sensibilità che la tua
cavalla ha nei fianchi

Ci
sono diverse cose che si possono fare, il mio consiglio è di usare
il gioco di amici. Fai il porcospino usando le 4 fasi e appena
risponde lasci e poi carezzi, anche in maniera vigorosa, fino a che
non si ferma e quando si ferma smetti. Il fatto che sia sensibile è
una buona cosa ma tu devi rispettare questa sua sensibilità e
soprattutto devi mantenerla ma devi anche fare in modo che lei
risponda alla tua richiesta ma non reagisca alla tua richiesta.

Non
smetterò mai di ripetere che c’è una grande differenza tra
rispondere e reagire.

Per
fare una metafora è come quando spingiamo sul pedale
dell’acceleratore dell’auto, se il motore sale di giri in maniera
progressiva seguendo il mio piede perfettamente, tutto funziona bene
e il motore risponde bene, ma se quando io premo sull’acceleratore
il motore sussulta, non sale di giri e poi sale tutto insieme c’è
qualcosa che non va e devo portare la macchina dal meccanico.

Se il
cavallo reagisce vuol dire che c’è qualcosa che non va,
probabilmente dobbiamo
aiutarlo a capire
cosa realmente vogliamo da lui e lo possiamo fare tranquillizzandolo.
Come ad esempio carezzandolo nella parte dove lui è troppo sensibile
fino a che non si ferma e quando si ferma lasciandolo stare per
qualche minuto. E quindi ripetere qualche volta fino a che la sua
reazione non diminuisce e comincia anche se poco, a rispondere alla
nostra richiesta. Quello sarà il momento di smettere e lo stesso
esercizio lo potrò riprendere il giorno successivo.

Il mio
ultimo consiglio poi è di farti seguire da un Istruttore Parelli
perché l’equitazione naturale è complessa e non significa fare
le stesse cose che si fa nel tradizionale ma solo con più
gentilezza.

E’
un ecosistema fatto di consapevolezza nell’uso della psicologia, di
attenzione nell’uso delle richieste, di ricerca del quanto basta,
di conoscenza e miglioramento di noi stessi per mettere a loro agio i
cavalli con cui interagiamo.

C’è
una parte di tecnica ma la parte più grande riguarda la conoscenza
del cavallo, di come funziona, ragiona, pensa e comunica con gli
altri esseri viventi che lo circondano.

Tutte
cose bellissime ed affascinanti ma che richiedono studio e
applicazione.

 

 

Una
volta Pat Parelli disse ad una persona che gli stava facendo notare
quanto difficile fosse usare nella giusta maniera e con il giusto
atteggiamento le tecniche da lui insegnate e che adesso conosciamo
come i famosi 7 Giochi. Ebbene Pat rispose a questo studente
dicendogli: “non ti ho detto che sarebbe stato facile ma che ne
sarebbe valsa la pena”

 

E anche oggi si conclude qui questa puntata, spero che l’argomento vi sia piaciuto e che abbiate un po’ di materiale su cui riflettere per la prossima settimana.

Io ringrazio tantissimo Francesco per la sua domanda che mi ha dato l’opportunità di approfondire un argomento che ritengo sia fondamentale e vi ricordo che potete inviarmi la vostra domanda andando sulla sezione contatti del sito matteonihorsemanship.com

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Ci vediamo e sentiamo la prossima settimana con il video che uscirà mercoledì prossimo e con il nuovo podcast che uscirà sabato e se nel frattempo volete fare qualche approfondimento potete come sempre andare sul nostro playground virtuale su matteonihorsemanship.com oppure equitazionenaturale.info

 

Keep natural and stay tuned


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