Abraham Maslow nel suo libro, Verso una psicologia dell’Essere, parlava nel 1962 dei bisogni fisiologici che sono alla base della scala conosciuta internazionalmente come piramide di Maslow.
Nella società moderna tali
bisogni basilari come la sicurezza e l’amore sono dati spesso per
scontati lasciando spazio all’obiettivo di vita più ridondante che
è quello del raggiungimento del successo.
E’ così che nella società
attuale si è creato quell’ambiente ideale per spingere le persone
a cercare non solo di raggiungere i propri sogni ma a volere sempre
di più.
Il successo diventa così
realmente motivo di vita.
In una società dove viene
dato risalto solo al successo delle persone il fallimento diventa
intollerato e spesso causa un senso di colpa in chi fallisce.
Questa situazione purtroppo
ce la portiamo dentro e permea ogni nostro istante di vita da quando
siamo piccoli a quando siamo adulti. Lo viviamo attraverso i
racconti, prima dei nostri genitori e poi dei nostri amici. La
ricerca del successo e l’intolleranza del fallimento diventano
parte di noi.
Diventano una abitudine.
Prima a scuola quando
venivamo considerati non bravi, poco intelligenti o peggio se i
nostri voti non erano all’altezza delle aspettative, poi nel mondo
del lavoro quando la nostra posizione lavorativa o la posizione
sociale in cui il tipo di lavoro che svolgiamo ci colloca, non è
quella che i nostri genitori desideravano per noi.
Alla fine ci adeguiamo e
senza neppure accorgercene diventiamo anche noi intolleranti verso
l’insuccesso e malati di perfezionismo.
Uno degli aspetti di tutto
ciò è quello che purtroppo mi capita di vedere quasi ogni volta che
uno studente inizia il suo viaggio nell’equitazione naturale.
Quando decisi di iniziare a
studiare l’equitazione naturale non mi sarei mai immaginato che
potesse essere così difficile. Erano già molti anni che vivevo nel
mondo dei cavalli ed ero spinto a pensare che dovessi semplicemente
imparare delle nuove tecniche. Presto però mi resi conto che non era
così.
La mania di perfezionismo e
l’intolleranza verso il fallimento erano in agguato anche dentro di
me e per anni mi hanno tenuto indietro senza darmi modo di sviluppare
quell’empatia e quella sensibilità
necessaria per correre
veloce al traguardo.
Spesso, per non dire quasi
sempre, la difficoltà più grande che trovo negli studenti è quella
di non riuscire a capire quanto è importante smettere nell’istante
in cui il cavallo prova. E non quando il cavallo riesce.
Da un lato abbiamo colui che
dopo una dura giornata di lavoro non ha ne la forza ne la voglia di
essere determinato e preferisce lasciar perdere piuttosto che andare
ad insistere, ma dall’altro lato, e sono la maggioranza, abbiamo
coloro che invece provano, provano e provano ancora fino a che non
perdono la pazienza e diventano aggressivi.
Potremmo dire che è tutta
colpa della nostra società che ci impone di rispettare tempi e modi
che spesso sono lontani dalla natura umana.
Ma forse sarebbe cadere anche questa volta in un’abitudine anch’essa tipica dell’essere umano. Quella di dare la colpa a qualcun altro come per sollevarci di ogni nostra responsabilità.
Avere la capacità di riconoscere quando è il momento di smettere di chiedere quando lavoriamo con il nostro cavallo è tanto importante quanto smettere prima che lui abbia anche solo provato a fare quello che chiediamo.
Spesso nel nostro mondo si sente dire che il sudore porta al successo e che non è possibile raggiungere il successo senza sudore.
Ma nel mondo dei cavalli non è sempre così. Anzi spesso non lo è affatto. Il sudore e la comprensione di un esercizio sono spesso distanti. Il sudore è collegato all’allenamento muscolare ed alla ginnastica, quella sì, necessaria a svolgere un dato esercizio.
Ma la comprensione di un esercizio la si realizza attraverso la comunicazione e non il sudore.
La comunicazione la si sviluppa attraverso la conoscenza, la capacità di osservare e comprendere cosa sta accadendo ed il tempismo necessario per fare la cosa giusta al momento giusto.
Del resto come dice Parelli non possiamo andare ad insegnare al cavallo qualcosa che non fa già
parte delle sue conoscenze. In fondo il cavallo può solo fare 6 movimenti. Avanti, indietro, a destra, a sinistra, in basso ed in alto.
Ma attraverso la nostra conoscenza e la comunicazione possiamo arrivare a spiegargli esattamente quale parte del suo corpo vogliamo che sposti, in quale maniera, con quale forza e reattività.
Semplice no?
No non è affatto semplice perché la nostra mania di perfezionismo ci impedisce di rispettare la sequenza e ci fa correre più in fretta delle nostre gambe.
Spesso chi si approccia al programma Parelli tende a seguire il programma ma non ha rispettare la sequenza.
Invece la sequenza è la parte più importante perché ogni singolo step di ogni singolo esercizio è lì per un motivo e deve essere consolidato a dovere prima di passare allo step successivo.
Step dopo step ci avviciniamo sempre di più al prodotto finito che sarà splendido in misura di quanto lo sono stati i singoli step che lo compongono.
Seguire il programma è importante ma seguire la sequenza in ogni suo singolo step è ancora più importante perché ci dà la possibilità di non dover pensare al risultato perchè arriverà da solo come sommatoria dei singoli pezzi che abbiamo messo insieme.
Nessuno ci impedisce di correre ma creeremo un gigante dai piedi di argilla che cadrà alle prime difficoltà. Come purtroppo si vede spesso accadere nel mondo dell’equitazione moderna dove spesso i cavalli vengono spinti oltre le loro possibilità senza dargli una base solida. Delle fondamenta su cui appoggiarsi.
Quando andrete la prossima volta a giocare in campo col vostro cavallo, che lo facciate da terra, in libertà o da sella ricordatevi di premiare sempre ogni suo singolo tentativo e non solo l’evidenza del risultato. Lo so benissimo che è difficile perché riconoscere le piccole cose è più difficile che vedere le grandi ma è ciò che dobbiamo fare se vogliamo realizzare i nostri sogni e raggiungere il successo col nostro cavallo.
Keep natural and stay tuned
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