Meno è meglio

Sicuramente qualcuno di voi mi avrà già sentito dire la frase meno è meglio. E’ una frase che in se racchiude tutta l’essenza dell’equitazione naturale ed è una frase che negli ultimi tempi mi sono trovato ad usare veramente in moltissime occasioni.

 

 

Oggi vi voglio riportare una
esperienza che ho fatto negli ultimi mesi. Precisamente dall’anno
scorso quando decisi di elaborare un programma di insegnamento a
distanza.

Tutto nacque in un
pomeriggio caldo di agosto quando, per sfuggire qualche momento
all’afa estiva mi rifugiai nel nostro ufficio annesso alle
scuderie, dotato di condizionatore e dopo aver acceso il mio notebook
mi trovai di nuovo a leggere la solita e-mail.

 

 

Come alcuni di voi sapranno
già le due principali passioni della mia vita sono sempre state i
cavalli e l’informatica.

 

Ho sempre vissuto in questo
dualismo tra qualcosa di effimero e virtuale come appunto il digitale
e qualcosa di materiale, emozionale e ben tangibile come l’ambiente
dei cavalli.

 

Non ho mai avuto grosse
difficoltà a saltare da una situazione all’altra e le due passioni
mi hanno sempre accompagnato viaggiando su due binari paralleli ma
distanti che mi permettevano di riposare una parte mentre lavoravo
sull’altra.

 

Ad un certo momento della
mia vita ho poi deciso di lasciarmi alle spalle l’informatica per
dedicarmi interamente ad insegnare e lavorare nel mondo
dell’equitazione.

 

Ma si sa le abitudini sono
dure a morire.

E’ così che
dall’informatica mi sono portato dietro anche la spiccata capacità
di analisi dei problemi che mi permette di scomporre rapidamente un
malfunzionamento in piccoli passi e processi da migliorare
individualmente.

 

Tornando a quel caldo
pomeriggio di agosto del 2019, avevo ricevuto per l’ennesima volta
una richiesta di aiuto da un iscritto al mio sito Web. Non mi
focalizzerò sulla richiesta d’aiuto. Non è importante nel
contesto dell’argomento che voglio trattare oggi.

Ma quello che accadde è che
cominciai a pensare seriamente come aiutare le persone a distanza. A
casa loro.

 

Noi istruttori facciamo
corsi tutto l’anno in ogni regione, o almeno dove ci organizzano
dei corsi. Ma spesso i corsi sono difficili da organizzare ed anche
là dove esiste un gruppo di persone che sono interessate, metterle
insieme lo stesso giorno dello stesso mese non è sempre facile.
Senza considerare se poi il corso viene spostato all’ultimo minuto
a causa del maltempo o di altre ragioni di forza maggiore.
Rimescolando la situazione d’accapo, con persone che a volte nella
nuova data stabilita non possono essere presenti a causa del lavoro o
di altri impegni.

 

Per di più la
partecipazione ad un evento così importante può accadere di rado.
Uno studente è molto difficile che abbia tempo e risorse da poter
investire in più di due corsi l’anno. Non tanto per il costo del
corso ma anche per tutta la logistica che ci gira intorno. Dobbiamo
pensare che, a meno che la persona non risieda nel centro dove è
organizzato l’evento, dovrà spostarsi dal suo centro o da casa, se
ha la fortuna di tenere il cavallo per conto proprio.

 

E per spostarsi in Italia i
costi sono molto alti, sia se si possiede il mezzo sia se dobbiamo
pagare un trasportatore per farci il servizio.

 

 

A questo va aggiunto anche
il costo del pernottamento, pranzi e cene e dell’ospitalità del
cavallo.

 

Insomma spese che in alcuni
casi superano quella del corso stesso.

 

 

Ma cosa succede poi quando
il corso finisce ?

 

Chi di voi come me ha
vissuto quelle fasi in cui il nulla più assoluto ci circonda e siamo
lasciati a noi stessi a vagare tra le nuove nozioni acquisite durante
il corso e le vecchie abitudini da debellare ?

La sensazione di abbandono è
forte, e spesso, sopratutto se siamo circondati da persone e amici
che non condividono lo stesso nostro pensiero di fare equitazione, è
veramente difficile vincere la tentazione di tornare a fare come
prima. Come avevamo sempre fatto.

In effetti annullando tutto
lo sforzo e l’impegno dedicato a frequentare il corso appena
concluso.

 

Ecco che l’idea prendeva
forma. Insegnare alle persone a distanza poteva essere un modo per
aiutare lo studente a rimanere connesso con uno stile di approccio e
di atteggiamento positivo, progressivo, naturale ed efficace,
dandogli un supporto che lo potesse sbloccare nelle situazioni di
stallo o confortare e rincuorare negli errori commessi.

 

Una sorta di traghetto che
lo potesse accompagnare nel tempo che lo separava tra un corso e
l’altro.

 

Ma serviva un programma.
Serviva un sistema che funzionasse o che almeno avesse un’alta
percentuale di successo.

 

Ecco che allora contattai
due istruttori americani con cui avevo stretto amicizia durante la
mia permanenza in Colorado e che sapevo usassero già da tempo un
sistema analogo per gli studenti distanti.

 

Se questo problema è
sentito in Italia immaginate come possa essere negli Stati Uniti, da
sempre famosi per gli spazi enormi e per la bassa densità di
popolazione fuori dai centri abitati.

 

Dopo essermi confrontato con
loro decisi di elaborare il servizio di Distance Coaching la cui
descrizione accurata la potete trovare sul sito
matteonihorsemanship.com sotto la voce Supporto presente sul menu in
alto a destra.

 

Ma andiamo avanti.

Verso la fine dello scorso
ottobre iniziai a fare le prime sessioni di Distance Coaching e col
tempo cominciai a vedere che alcuni aspetti accomunavano la
stragrande maggioranza degli studenti.

 

In particolare gli aspetti
più importanti e da sottolineare erano 3

 

Quasi tutti avevano il
cavallo che provava a fare quello che chiedevano ma loro, come se
avessero una benda sugli occhi, continuavano a chiedere. Anche quando
si accorgevano che il cavallo stava facendo bene.

 

La sessione di lavoro col
cavallo durava troppo a lungo

 

Rimanevano troppo tempo
sullo stesso esercizio e non premiavano a sufficienza il cavallo

 

Dall’altra parte però
tutti si rendevano conto già di molti degli errori che avevano
commesso riguardando il video prima ancora di inviarmelo.

 

 

E già dopo la prima lezione vedevano un netto miglioramento delle risposte da parte del cavallo.

 

Dopo aver ricevuto indietro il loro video corretto, coi miei commenti e la grafica che metteva in evidenza dove e come avevano sbagliato o dove avevano fatto bene. Tornavano in campo e immediatamente notavano la differenza.

 

Ed il merito di tutto ciò non era da attribuirsi tanto ai miei consigli ma piuttosto nell’efficacia del sistema di Distance Coaching

 

Definendo degli esercizi specifici e in linea con gli obiettivi concordati insieme, lo studente entra in campo col cavallo ed un progetto in testa. Con un piano. E chi studia il metodo Parelli già da un po’ sa quanto è importante entrare in campo con un piano. Flessibile nella strategia ma concreto nella sostanza.

 

Il resto lo fa il video stesso perché quando lo studente si riguarda, già prima di mandarmi il video, vede spesso quali errori ha compiuto, quella mano che non si abbassa, quel corpo che rimane rigido piuttosto che l’espressione truce nei lineamenti del viso o la goffaggine nell’uso dell’attrezzatura. Tutte cose normali ma quando lo studente le riconosce sul video e ne ha poi la riprova quando successivamente lo stesso gli ritorna indietro da me corretto, ecco che è come se nella mente gli si stampasse l’immagine di ciò che non va bene e, grazie alle correzioni, quello che invece va bene.

 

La volta successiva che lo studente prende il cavallo ha già un approccio completamente diverso. Sa cosa fare e cosa non fare, ha un progetto nella testa ed ha un assertività e perseveranza notevolmente migliorate perché sostanzialmente sa cosa vuole ed ha capito come chiederlo.

 

Va da se che non è tutto rose e fiori e non voglio illudere nessuno ma quando siamo consapevoli dei nostri difetti e dove dobbiamo migliorare, abbiamo già fatto il 50 percento del lavoro. Il resto è solo impegno e pratica.

 

Fare poco, proprio giusto quello che serve e lasciare stare è ciò che premia maggiormente , almeno coi cavalli.

 

Avere la pazienza di mettere il cavallo a suo agio, migliorare dell’un percento una manovra o un esercizio e premiare a lungo, non solo rafforza il nostro rapporto col cavallo ma nutre l’autostima nostra e del nostro compagno che si sentirà elogiato per ogni piccola conquista. E ciò crea un circolo virtuoso che ci porterà a lavorare sempre meglio, con costanza e con attenzione. Non solo all’obiettivo ma anche al percorso.

 

Ricordate, avere un piano, avere conoscenza e avere qualcuno che possa darci supporto, sono chiavi fondamentali per raggiungere il nostro obiettivo. E devo dire che è curioso scoprire quanto di ciò che ci insegna lavorare coi cavalli possa essere trasferito nella nostra vita quotidiana.

 

Socrate diceva: nessun vento è quello buono per il marinaio che non sa verso quale porto navigare.

 

 

Spero di avervi dato anche oggi qualcosa su cui riflettere e con questo vi auguro un buon proseguimento di giornata e arri sentirci alla prossima settimana.

 

 

 

 

 

Keep natural and stay tuned


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