Parliamo di ricerche scientifiche

In questa  nuova puntata voglio parlare con voi di alcune ricerche scientifiche

Buongiorno e ben trovati !

 

Oggi parliamo di scienza ed anche se il contenuto di questa puntata è tratto da alcuni articoli che ho già trattato sul mio blog su matteonihorsemanship.com, e che probabilmente qualcuno di voi ha già anche letto, ho ritenuto opportuno fare un riassunto e divulgare queste informazioni anche attraverso il podcast. Così che, anche coloro che non conoscono ancora il mio sito WEB, oppure che preferiscono ascoltare anziché leggere, ne possano trarre beneficio. 

 

 

 

Da sempre sono  appassionato al dare dei riscontri scientifici a ciò che in tre decadi di lavoro con i cavalli ho potuto apprendere, pertanto ho riepilogato qui alcune ricerche scientifiche che testimoniano in maniera inconfutabile ciò che tutti i giorni riscontro nel mio lavoro quotidiano.

Credo che questi studi siano importanti perchè fanno comprendere appieno quante cose, che sono apparentemente inspiegabili, lo siano se teniamo conto di altre variabile nell’equazione finale.

·         Partiamo dalla prima, da quella del Prof. Jan Ladewig, Professore in Animal Walfare and Ethology all’università di Copenaghen Dipartimento Large Animals Sciences

L’esperimento di Ladewig consisteva nel testare un cavallo ed un cavaliere chiedendogli di percorrere un certo numero di volte un percorso ed avvisando il cavaliere che alla fine del percorso lo scienziato che lo attendeva avrebbe aperto improvvisamente un ombrello.

Lo studio ha dimostrato che, anche se lo scienziato non apriva l’ombrello alla fine del percorso, i cavalieri quando si apprestavano a raggiungere quel punto aumentavano la frequenza cardiaca e consequenzialmente anche i loro cavalli aumentavano la loro.

Questo perché in qualche maniera, ancora non scientificamente provata, il cavaliere trasmetteva la sua emotività al cavallo.

Il secondo esperimento invece coinvolge la Dottoressa Leanne Proops del Gruppo di Ricerca “Mammal and Vocal Communication and Cognition dell’università di Sussex in Inghilterra.

Questa ricerca risale al giugno 2013 ed è stata pubblicata su una rivista scientifica di cui trovate il link sull’articolo pubblicato sul mio sito web. Ma per chi mastica un po’ di inglese potete anche cercarla su google scrivendo “The Responses of Young Domestic Horses to Human-Given Cues,”

lo studio ha dimostrato che i puledri non riescono a comprendere il linguaggio del corpo degli esseri umani come i soggetti adulti.

In sostanza l’esperimento ha dimostrato, ripetendo lo stesso studio su un numero di cavalli adulti e lo stesso numero di puledri, che i cavalli adulti comprendono il nostro linguaggio del corpo in maniera nettamente superiore rispetto ai puledri.

lo stesso studio condotto sui cani invece ha dimostrato che questi ultimi riescono a leggere il nostro linguaggio del corpo in maniera ottimale anche in giovane età.

Questo è da ricondursi al fatto che il cane è un predatore come noi mentre il cavallo no ma lo studio ha dimostrato anche che i cavalli imparano rapidamente e meglio di altri animali il nostro linguaggio del corpo nonostante la barriera preda/predatore, questo giustifica il motivo di una così lunga e proficua convivenza degli esseri umani e dei cavalli nell’arco della nostra storia.

Abbiamo anche un’altro studio della Dotoressa Claudia Uller, dell’università di Cambridge in Inghilterra che ha dimostrato con un test applicato a 56 cavalli che i cavalli sanno contare, o meglio sono sensibili alla quantità intesa come numero.

Il test prevedeva di far cadere delle mele, finte per evitare l’odore, in due secchi.

I secchi non erano trasparenti così il cavallo non poteva vedere il numero di mele cadute ma solo la sequenza di caduta in ogni secchio; una volta fatte cadere le mele finte nei due secchi il cavallo era lasciato libero di avvicinarsi.

L’esperimento ha dimostrato che i cavalli sceglievano il secchio con il numero più alto di mele. Questo anche quando venivano fatte cadere due mele in un secchio ed una sola mela, grande però il doppio, in un secondo secchio.

A dimostrare che sono più sensibile al numero che al volume.

Ogni cavallo veniva testato una sola volta così da evitare qualsivoglia livello di apprendimento.

·         Infine abbiamo uno studio del ricercatore Paolo Baraglia del dipartimento di Veterinaria dell’Università di Pisa che ha stabilito che il cavallo ed il cavaliere tendono ad allineare il loro HRV in alcune situazioni. Per chi non lo sapesse, come del resto il sottoscritto prima di essermi informato, l’HRV  sarebbe il cambiamento di frequenza nell’unità di tempo. Cioè in sostanza se all’umano gli si alzava il battito cardiaco, si alzava anche al cavallo. Un po’ come nell’esperimento di Ladewig di cui abbiamo parlato all’inizio.

Ma fatta questa doverosa precisazione torniamo all’esperimento di Paolo Baraglia. Praticamente l’esperimento era costituito da tre passi:

o    Il primo consisteva nel far sedere una persona nel box con un cavallo.

o    Nel secondo il cavallo entrava insieme alla persona ed era lasciato libero di interagire con essa esplorando e odorando l’essere umano.

o    Nel terzo il cavallo veniva legato e la persona lo puliva spazzolandolo.

Ebbene nei primi due casi l’HRV si allineava mentre nel terzo caso no. Questo a dimostrare quanta differenza possa esserci tra interagire con un cavallo legato oppure lasciato libero.

Tirando le conclusioni

Tutti questi studi dimostrano quanto i cavalli siano intelligenti, sensibili e riescano a notare  anche i più piccoli cambiamenti nei nostri movimenti e/o posture. A volte senza una concreta spiegazione scientifica, come nel caso del battito cardiaco.

Ma del resto la storia ci ha abituato a fenomeni inspiegabili diventati chiari e limpidi come l’acqua dopo appena una manciata di anni.

In sostanza è un dato di fatto che i cavalli riescono a leggerci come libri aperti.

Alcuni segnali assolutamente impercettibili ad un altro essere umano sono come fari nella notte per il nostro cavallo.

Quel leggero spostamento di peso piuttosto che quella gamba spostata 3 cm più indietro possono assumere significati di qualsiasi tipo, limitati solo dalla nostra fantasia.

Ma che dire della parte nella quale ancora non siamo saliti in sella ?

Quando ci avviamo nel vialetto che ci porta al recinto del nostro cavallo o al suo box e da lontano i nostri occhi incrociano i suoi, è già in quel momento che la nostra sessione di addestramento inizia.

Si perché per il nostro cavallo ogni cosa significa qualcosa e niente significa niente, lo abbiamo appena visto.

Imparare ad usare bene il nostro linguaggio del corpo è fondamentale per una buona riuscita del rapporto tra uomo e cavallo.

I cavalli sono animali precoci per natura e siccome imparano, diversamente da noi,  per abitudini, hanno un apprendimento circa 3 volte superiore al nostro (circa 7 ripetizioni per il cavallo contro le nostre 20).

Questo gli permette di essere così facili da addestrare ma per lo stesso motivo anche così difficili da addestrare.

Sembra un paradosso ma invece è così, tutto dipende da ciò che facciamo, dal momento in cui lo facciamo e dal momento in cui smettiamo di farlo.

Per questo motivo possiamo sicuramente dire che noi addestriamo il nostro cavallo ogni attimo che passiamo insieme a lui.

Ma il nostro linguaggio del corpo è strettamente correlato alle nostre emozioni, e le nostre emozioni ai nostri pensieri. Perciò cambiando i nostri pensieri possiamo cambiare il nostro linguaggio del corpo e quindi comunicare meglio con il nostro cavallo.

La prossima volta che andate dal vostro cavallo pensate bene a ciò che avete appena ascoltato, provate a modificare i vostri pensieri e provate a controllare le vostre emozioni, soprattutto quelle negative come ansia, paura, aggressività, delusione, impotenza etc., sono sicuro che, se guardate bene, noterete un cambiamento anche nel vostro cavallo.

 

 

Keep natural and stay tuned


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