L’Ansia di montare a cavallo – un problema comune

Negli ultimi anni trascorsi ad insegnare uno degli argomenti ricorrenti che mi sono stati sottoposti è quello dell’ansia al momento di montare a cavallo. Alcuni possono essere portati a pensare che la ragione risieda nell’esperienze precedenti che un cavaliere o amazzone possa aver subito. Brutte cadute o eventi in cui la persona si è sentita veramente minacciata o impotente nel mentre che cavalcava.

In realtà credo che i fattori che possono scatenare questo stato emotivo siano diversi e non solo dipendenti da un’esperienza pregressa; c’entrano anche fattori come la fiducia in noi stessi e la capacità di concentrazione

Se leggiamo la definizione di Ansia nel “Trattato italiano di psichiatria (Cassano G.B., Pancheri P. e Rossi R., Edizioni Masson) l’ansia viene distinta dalla paura in base alla mancanza, nella prima, di uno stimolo specifico e riconoscibile che la provochi, e viene definita come “uno stato emotivo a contenuto spiacevole, associato ad una condizione di allarme e di paura che insorge in assenza di un pericolo reale e che, comunque, è sproporzionata rispetto ad eventuali stimoli scatenanti” (Perugi, Toni, 2002, p. 600)

“… in assenza di un pericolo reale …”

In parole semplici è il nostro cervello che ci impaurisce facendoci pensare a ciò che potrebbe (condizionale) accadere nel futuro prossimo. Seppur non ci sia niente che lo possa giustificare.

Di fatto dovremmo avere la stessa identica sensazione spiacevole (ansia) ogni volta che saliamo in macchina perché pur essendo l’automobile un mezzo privo di volontà propria, lo sono gli altri conducenti che incrociamo in strada durante il tragitto che ogni giorno facciamo per recarci al lavoro, a fare la spesa, ad accompagnare i bambini a scuola e l’elenco potrebbe continuare a lungo.

Il motivo per cui nella stragrande maggioranza non proviamo ansia quando montiamo in automobile è l’abitudine. Sapete quanto tempo passiamo in automobile in media ? Se non lo sapete la risposta ce la da una ricerca denominata “La mia vita in auto” dell’Istituto di ricerca CSA Research.

Secondo lo studio in questione un cittadino europeo trascorre all’incirca 5 anni della nostra vita in auto (tra guidare e fare il passeggero).

L’abitudine gioca un ruolo importante nel combattere l’ansia relativa a certe circostanze.

Pensate adesso ai cavalli. Se avete mai avuto modo di vedere un pascolo di discrete dimensioni abitato da più cavalli, notereste tanti piccoli sentieri che vengono percorsi quotidianamente per spostarsi all’interno del pascolo. Perché vengono usati sempre gli stessi ? Perché cambiare percorso, soprattutto se siete un animale in fondo alla catena alimentare, può essere pericoloso. Mentre mantenere lo stesso percorso tutti i giorni per spostarsi dal punto A al punto B è più sicuro.

Anche qui l’abitudine gioca un ruolo importante per combattere la paura.

Ma se invece di un cavallo fosse un Leone a dover percorrere il pascolo dal punto A al punto B, probabilmente non conterebbe molto quale sentiero fare e il percorso scelto sarebbe più in linea retta per arrivare più rapidamente alla destinazione scelta. Questo perché il Leone è in cima alla catena alimentare e perciò ha molta fiducia in se e nelle sue capacità.

Il punto è proprio questo: spesso noi non abbiamo fiducia in noi stessi e quindi pensiamo che se qualcosa andasse storto mentre siamo sopra al nostro cavallo non saremmo in grado di gestirla. Non saremmo in grado di uscirne indenni.

Se noi analizziamo quanto detto fino ad ora possiamo trovare due soluzioni che potrebbero aiutarci ad affrontare diversamente il momento in cui decidiamo di cavalcare il nostro cavallo.

La prima soluzione è quella di non dare modo alla nostra mente di pensare al futuro ma dargli qualcosa a cui pensare nel presente.

La seconda soluzione e di aumentare la fiducia in noi stessi e nel nostro cavallo aumentando la nostra e la sua preparazione.

Una parte di noi ci pone sempre di fronte alle nostre peggiori paure in maniera inconscia o in maniera conscia. Imparare ad aver fiducia in noi stessi è importante in questi casi e per farlo esistono varie strade.

Prima di tutto dobbiamo ricordarci sempre che siamo noi stessi a crearci il nostro futuro e non gli altri. Siamo noi con le nostre decisioni e con la nostra forza di volontà e con i nostri pensieri.

Quando saliamo a cavallo tutte le nostre paure prendono vita sotto forma di pensieri, guarda caso sempre negativi. Pensiamo nell’immediato futuro e lo costelliamo di cattivi pensieri,  mai di buoni.

Non pensiamo mai in positivo ma sempre cosa può accadere in negativo.

Quindi per cominciare dobbiamo pensare a cose più materiali relative al QUI e ORA piuttosto che al DOPO.

Tenere impegnata la nostra mente con alcuni mantra “tecnici” può aiutarci molto in questo. Ripetere nella nostra mente, ad esempio, “il mio assetto è corretto?, le mani sono corrette?, le spalle sono corrette?, le gambe sono corrette?” Per poi passare a verificare il cavallo con  “Le sue spalle sono allineate ? La testa è flessa lateralmente, verticalmente e longitudinalmente in maniera corretta ? il posteriore si muove sciolto e con il giusto impulso, la frequenza delle battute è corretta ed in linea con quello che sto chiedendo ?” ed ancora sul percorso “sono perfettamente sulla linea del circolo ? Sono alla giusta distanza dalla staccionata ? Riesco ad entrare bene nell’angolo?” e quando abbiamo finito iniziamo di nuovo a rifarci le stesse domande d’accapo.

Pensate che campioni come Michel Robert usano questa tecnica ogni volta che salgono su un cavallo.

Pat Parelli chiama questo modo di agire “far volare in formazione le farfalle nel nostro stomaco”

Detto questo poi dobbiamo anche essere realisti e comprendere il nostro livello di preparazione dove è e dove sta invece quello del nostro cavallo. E’ chiaro che se il gap tra le due posizioni è troppo ampio dovremo cercare di ridurlo. In che modo ?

Beh la risposta è semplice devo spostare il più possibile uno dei due verso l’altro (o anche entrambi) in modo da ridurre il gap di preparazione che separa cavallo – cavaliere

In poche parole aumentando la preparazione del cavallo e/o aumentando la preparazione del cavaliere.

Per coloro che sono già da un po’ nel programma Parelli vorrei aprire una parentesi riguardo alle Horsenality, che altro non sono che le 4 tipologie di caratteri che possiamo trovare nel mondo dei cavalli.

Ad alcuni di voi sarà noto che l’horsenality di tipo Right Brain Extrovert (Cervello Destro Estroverso) è una delle più difficili per un principiante perché è un cavallo molto pauroso, scattante alla minima sollecitazione e quindi richiede una lettura continua del suo linguaggio del corpo da parte nostra per meglio prevedere ciò che sta per accadere e quindi intervenire prima che la bomba esploda.

Ad un cavaliere ansioso dareste un cavallo del genere ?

Purtroppo a volte capita perché, ci crediate o no, sono i cavalli che scelgono noi e non noi che scegliamo i nostri cavalli.

Quando capita e il cavaliere riconosce il tipo di horsenality in questione per il suo cavallo spesso va in ansia al solo pensiero di mettere la capezza e quindi comincia a crearsi dei film mentali per evitare di fare questo o quello. Fino al punto in cui, in casi estremi, il proprietario non riesce più neppure a tirare fuori il cavallo dal box o recinto.

Senza ombra di dubbio le horsenality sono state una manna dal cielo per il mondo dell’equitazione perché hanno aperto la comprensione dei caratteri del cavallo dando modo alle persone di imparare le migliori strategie per “quel” tipo di cavallo. Ma nello stesso tempo sono state anche una maledizione perché molte persone le hanno iniziate a prendere come scuse per i loro insuccessi reali o presunti.

Non fate mai questo errore gravissimo

Tutti i cavalli con gli schemi e le ripetizioni diventano fiduciosi, confidenti ed infine assomigliano tutti a dei sinistri introversi.

Le paure vengono e vanno, tutti i cavalli sono paurosi e tutti i cavalli sono coraggiosi.

Solitamente noi scegliamo di stare con i cavalli perché essendo lo specchio della nostra anima ci danno modo di lavorare sui nostri difetti e diventare persone migliori. Non importa che horsenality hanno.

E’ un processo naturale, non sappiamo come mai ma scegliamo sempre dei soggetti che in qualche maniera ci mostrano come siamo dentro e purtroppo spesso non ci piace quello che vediamo.

Il mio consiglio è di andare avanti nella nostra preparazione e nella preparazione del nostro cavallo e a mano a mano che lo faremo tutti i problemi, le paure e le ansie saranno solo un ricordo alle nostre spalle.

Per andare avanti dobbiamo essere umili ed accettare di farci aiutare da chi è più esperto di noi perché faremo prima, correremo meno rischi e ci divertiremo di più, noi ed il nostro cavallo.

E questo vale per tutti, per me, per voi e per quelli più bravi. Pat stesso continua a fare corsi a 64 anni.

Quando ero in Colorado io, Pat ed un paio di miei amici abbiamo fatto un corso di Cutting con Doug Jordan e Pat Parelli faceva gli esercizi e le domande come il più umile degli studenti.

 Non si finisce mai di imparare e soprattutto nel mondo dei cavalli non basterebbe una vita intera per imparare tutto quello che dovremmo conoscere.

E se vi viene in mente l’ennesima scusa “non ho tempo da dedicarci”, che poi è anche quella più facile e ricorrente, allora pensate bene ad una cosa. Se non trovate un’ora la settimana per lavorare su di voi e sul vostro cavallo, beh allora i vostri problemi sono ben più grandi di quelli di cui abbiamo parlato adesso ed è meglio che rileggiate questo articolo quando li avrete risolti.

Divertitevi e fate divertire il vostro cavallo

Buona giornata!


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