Il punto giusto

IIn questa puntata cerchiamo di capire come trovare in sella il balnce point

 

Il punto giusto

 

Buongiorno e ben trovati,

oggi vi voglio parlare di un
argomento che ha trattato Martin Black in uno dei suo articoli.

L’articolo in lingua
inglese ve lo lascio nelle note in descrizione di questa puntata.

 

L’articolo è centrato su
un problema semplicissimo da comprendere ma anche estremamente
diffuso e complesso da risolvere.

 

Sto parlando del punto di
equilibrio, quello che comunemente nell’ambito del programma
Parelli avrete sicuramente sentito qualche volta identificare con il
nome di “balance point”.

 

Nell’articolo Martin Black
fa una analisi su quello che è il movimento del cavallo e su cosa lo
può influenzare.

 

Il cavallo è una forza
della natura. Per migliaia di anni la sua potenza, agilità e
resistenza gli hanno permesso di resistere ai predatori ed ha
permesso che i soggetti con queste caratteristiche più accentuate
sopravvivessero agli altri.

 

Quando l’uomo si è reso
conto di queste sue caratteristiche lo ha da prima addomesticato per
usare queste sue potenzialità nel lavoro e nella guerra e,
successivamente, ha iniziato anche a cercare di migliorare queste
doti naturali selezionando e cercando di creare soggetti sempre più
adatti al lavoro che dovevano svolgere e più facili da addestrare.

 

Ma il cavallo, pur avendo
tutta questa forza ed agilità, deve comunque sottostare alle leggi
della fisica ed in particolare alla forza di gravità. E per farlo in
maniera così straordinaria usa i suoi quintali di ossa, tendini e
muscoli per rimanere sempre in perfetto equilibrio.

 

In particolare se osserviamo
un cavallo al passo vedremo che ogni suo movimento viene accompagnato
dal una oscillazione della testa. Questo movimento basculante viene
eseguito proprio per mantenere l’equilibrio e supportare gli arti
nella loro spinta o trazione.

 

Sembra complesso ma non lo è
lo facciamo in parte anche noi.

Anche noi quando ci muoviamo
usiamo altre parti del nostro corpo per controbilanciare il nostro
spostamento.

 

Pensate ad esempio a come
cambia la posizione delle nostre braccia da quando camminiamo a
quando invece corriamo.

 

Il cavallo usa varie parti
del suo corpo per fare lo stesso in particolare una delle parti più
coinvolte nel mantenere l’equilibrio è l’incollatura.

 

Se ad esempio osserviamo un
cavallo che si muove con un cavaliere sulla sua schiena, vedremo che
se il cavaliere tende ad appesantire la parte interna del cavallo
durante una curva, avremo come conseguenza che il cavallo metterà la
testa in fuori dalla parte opposta e tenterà di sollevare la spalla
per sostenere il peso della persona.

 

Purtroppo il baricentro non
è un punto preciso dove noi possiamo fare una x e fare attenzione a
non spostarci più di lì.

 

Il baricentro è qualcosa di
sfuggente, che cambia continuamente in base alle andature e
all’ambiente.

 

Pensate ad esempio ad una
andatura specifica come potrebbe essere il trotto ed a come può
variare il baricentro quando il cavallo si muove in piano oppure in
salito o in discesa.

 

Il baricentro varia dal
davanti al dietro e da sinistra a destra. Non è lo stesso nella
stessa andatura se cambia la velocità oppure se facciamo dei passi
laterali piuttosto che dei passi indietro.

 

Ma quando riusciamo a
trovarlo, quando riusciamo a trovare questo sweet spot ecco che tutto
cambia e possiamo sentire che il cavallo si muove libero e più
facilmente sotto di noi come se ad un tratto stessimo gallegiando su
una nuvola.

 

Il cavallo trova di nuovo la
sua comodità e può nuovamente affidarsi a ciò che ha imparato da
quando si è alzato la prima volta accanto alla mamma ed ha mosso i
primi passi.

 

Torna nuovamente a muoversi
come farebbe da solo potendo esprimere tutte le sue doti di potenza,
agilità e velocità

 

Purtroppo quello che si vede
accadere spesso in giro, guardando i cavalieri che cavalcano per
hobby ma tristemente spesso anche guardando i cavalieri
professionisti, è una equitazione che non si cura di cercare quale
sia il punto giusto dove stare, lo sweet spot o baricentro.

Quello che vediamo è che la
dove finisce la conoscenza inizia l’ignoranza e vediamo interventi
a volte bruschi e duri sul cavallo, attribuendogli la colpa di non
rispondere nella maniera corretta al comando impartito.

 

Senza tenere di conto di
quanto noi influenziamo il movimento del cavallo anche semplicemente
spostando il peso da una staffa all’altra o abbassando la nostra
spalla di 3 cm oppure ruotando le nostre punte dei piedi verso
l’esterno o verso l’interno non potremo mai comprendere come mai
il cavallo non riesce a fare quella manovra con noi sopra e rimanere
successivamente imbambolati con la mandibola che si stacca
letteralmente quando quella stessa manovra gliela vediamo fare con
leggiadria quando è da solo nel mezzo al paddock o quando gioca con
i suoi amici.

 

Trovare il nostro sweet spot
è una nostra responsabilità per diventare migliori cavalieri,
partner e horseman

 

Ed in questo dobbiamo farci
aiutare e possiamo farlo in varie maniere, la prima è sicuramente di
osservare cavalieri più esperti di noi, la seconda è di farci
riprendere mentre montiamo per vedere quali errori stiamo commettendo
e la terza e più efficace di tutte è quella di farci seguire da un
istruttore competente e preparato che senza usare metodi militareschi
ci sappia portare ad un nuovo livello di competenza prima di tutto
facendoci rilassare in sella.

 

Si perché uno dei motivi
per cui le persone non riescono a capire e sentire dove sta questo
sweet spot è principalmente quello dovuto alla rigidità. Più siamo
rigidi e meno riusciamo a sentire il movimento del nostro cavallo.

 

E se volete proprio saperlo
il motivo principale per cui siamo rigidi su un cavallo è perché
non respiriamo.

 

Fate una prova la prossima volta che montate. Scegliete una andatura e provate a mantenerla a lungo, diciamo 5 minuti o anche più dipendentemente dal vostro livello.

 

Provate a vedere dopo quanto tempo iniziate a sentire l’affanno, a sentire che vi sta venendo il fiatone.

 

Ecco questo problema spesso è dovuto semplicemente al fatto che state montando in apnea.

 

Provate a fare di nuovo l’esperimento ma questa volta concentratevi sulla respirazione e vedrete che avrete un risultato completamente diverso.

 

Se fate questo esperimento fatemi sapere l’esito nei commenti qui sotto.

 

Per oggi è tutto, alla prossima

 

 

Ciao

 

 

 

Keep natural and stay tuned


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