La sindrome dell’impostore

Negli anni mi è capitato numerose volte di ascoltare le discussioni più disparate sull’argomento cavalli.

Alcune che riguardavano il loro addestramento, altre la loro scuderizzazione o la loro alimentazione e potrei continuare a lungo visto che l’argomento equitazione è costituito da una miriade di sotto argomenti più o meno complessi.

Tutti gli attori coinvolti nelle varie discussioni erano spesso suddivisibili in due fronti. Chi ne sapeva abbastanza ed in maniera pacata cercava di esporre le proprie considerazioni. E chi ne sapeva veramente poco o nulla e si infervoriva cercando di portare le proprie idee come assolute e certe.

Spesso mi capitava di notare che colui che ne sapeva palesemente di più avesse quasi dei dubbi o remore nell’esporre le proprie ragioni.

 

A questo punto ti chiederai di quale argomento voglio parlarti oggi

Come alcuni di voi che mi seguono da tempo sanno già, sono sempre stato appassionato dalla mente umana. A come apprende, a come gestisce l’emozioni ed a tutti i suoi errori di programmazione. Quelli che i neuroscienziati chiamano baias cognitivi.

Oggi vi voglio parlare di uno di questi effetti e come influisce sulle nostre capacità di apprendimento in una disciplina cosi complessa e compartimentata come è l’equitazione.

Esiste un effetto della nostra mente, più esattamente identificato come distorsione cognitiva, che è stato studiato da due psicologhi americani alla Cornell University.

Lo studio effettuato nel 1999 sugli studenti della stessa università gli valse un premio prestigioso nel 2000 tanto che all’effetto in questione gli fu dato il loro nome chiamandolo “effetto Dunning-Kruger”

L’effetto Dunning-Kruger è quella distorsione cognitiva che ci impedisce di dare una valutazione corretta alla quantità di conoscenza che abbiamo su un dato argomento.

Fermo, non sto dicendo che è una malattia ! Sto dicendo che è una distorsione cognitiva presente nella stragrande maggioranza di noi e che si manifesta con l’incapacità di dare appunto una valutazione oggettiva di ciò che sappiamo.

E’ qualcosa che c’è e che esce quando meno ce lo aspettiamo, perché non ce ne rendiamo conto, se non a posteriori.

Ecco spiegato il motivo per cui una persona inizia ad imparare a montare a cavallo e dopo pochissimo tempo. A volte veramente e drammaticamente poco. E’ convinto di saperne a sufficienza per comprarsi un cavallo o peggio ancora. Come purtroppo mi è capitato spesso di vedere. Di poter comprare un puledro ed addestrarlo da soli.

Questo è l’effetto Dunning-Kruger

Che dire poi di chi ha avuto un cavallo in tutta la sua vita, magari quando era adolescente, e si lascia andare a fornire consigli di tutti i generi a chiunque gli faccia una domanda sull’argomento.

Questo è l’effetto Dunning-Kruger

Una volta mi è capitato di parlare con un signore anziano che durante una passeggiata avevo notato avere una postura in sella veramente indicibile, confermata poi dalla sua cavalla vistosamente insellata. Entrando un po’ in confidenza durante il pranzo mi disse con estremo orgoglio che non aveva mai preso una lezione di equitazione in tutta la sua vita

Questo è l’effetto Dunning-Kruger

E potrei continuare ancora a lungo. Ma che dire invece di coloro che pur essendo preparati su una materia non riescono a farsi ragione durante una discussione o addirittura preferiscono starsene in disparte senza entrare nel discorso perché hanno dubbi o remore sui consigli da dare.

In realtà spesso lo fanno perché credono di non essere sufficientemente preparati per farlo. Qualcuno la chiamerebbe modestia ma anche questa è una distorsione cognitiva, in netta contrapposizione con il Dunning-Kruger si chiama invece “sindrome dell’impostore”.

Studiato per la prima volta nel 1978 da una scienziata di nome Pauline Clance e poi successivamente approfondita da numerosi scienziati, stabilì che coloro che ne sono soggetti credono che i loro successi formativi e riconoscimenti siano dovuti alla fortuna o a fattori esterni e non si sentono meritevoli del livello di competenza che gli viene attribuito. Ciò li porta a sentirsi fuori posto.

Da qui il nome “sindrome dell’impostore”.

Il risvolto negativo di questa deviazione cognitiva è che porta spesso ad attuare una serie di azioni, che facciamo senza rendercene conto, con lo scopo di non farci scoprire.

E queste azioni sono a volte molto stressanti per l’individuo che diventa terribilmente esigente con se stesso andando incontro al perfezionismo estremo e ad un controllo maniacale del proprio lavoro.

Ecco perché alla fine uno preferisce stare zitto piuttosto che controbattere. Perché ha paura che scoprano che è un impostore. Per se stesso lui è un impostore e quindi preferisce non esporsi.

Queste cose mi fanno letteralmente impazzire. Siamo estremamente complessi ed è bellissimo rendersene conto.

Adesso ti starai chiedendo perché ti parlo di questo oggi e che relazione può avere con l’equitazione in generale e l’equitazione naturale nello specifico.

Ebbene il motivo è semplice. In tanti anni di attività mi sono passati davanti un gran numero di studenti ed in moltissimi di loro ho notato queste due deviazioni cognitive. Ed ho visto quanto danno possano fare nell’avanzamento del livello di competenza dello studente stesso.

Spesso capita che inizialmente veda il Dunning-Kruger e duro molta fatica a far comprendere allo studente che non deve dare la colpa all’altro, in questo caso il cavallo, se non capisce, ma invece deve lavorare su di se. Correggere le azioni che fa e il proprio linguaggio del corpo.

Dall’altro canto capita a volte che lo stesso studente, più avanti nella sua formazione, sia preso da mancanza di autostima e ferma convinzione di sbagliare continuamente. Entrando in una sorta di spirale di perfezionismo che gli impedisce di vedere la trave, tanto è impegnato a guardare lo stecchino.

Siamo di fronte alla sindrome dell’impostore.

Ecco che a volte il lavoro di noi istruttori si sposta da tecnico di equitazione e va oltre, cercando di individuare quali sono gli aspetti da cambiare nello studente che abbiamo davanti. Così che possa trovare il suo metodo di studio. La sua strada per l’apprendimento.

Non è affatto semplice ma quando ci riusciamo è bellissimo.

Spesso lo studente si perde negli errori. La sindrome dell’impostore non aspetta altro che faccia un errore per saltare allo scoperto e farlo sentire fuori posto. Gli sussurra nell’orecchio che dovrebbe smettere, che è troppo difficile per lui e che non ce la farà mai.

Ma gli errori sono comuni e sono presenti a qualsiasi livello.

Una volta Pat Parelli in Colorado ci disse. Voi avete il permesso di sbagliare.

Certo perché solo attraverso gli errori possiamo imparare e in una materia così complessa e così collegata alla pratica come l’equitazione è importantissimo provare e quando si prova ci sono sempre delle buone probabilità di sbagliare. Dobbiamo sbagliare per imparare.

E’ il motivo per cui non si consiglia mai di prendere un puledro ad un principiante.

Certo è importante fare meno errori possibili e sopratutto cercare di evitare quelli che ci possono mettere in pericolo. Ma questo lo possiamo fare con il supporto della conoscenza che ci arriva attraverso gli istruttori che ci seguono, i libri che leggiamo e i video che guardiamo.

Ma diventare bravi studenti si può.

E’ necessario solo rendersi conto il prima possibile quando una delle due deviazioni cognitive che ti ho descritto prendono il sopravvento.

Dobbiamo rimanere coi piedi per terra e non pensare di sapere ma rendersi conto del livello a cui siamo.

Questo ci darà una direzione dove andare e ci renderà consapevoli anche però della strada che abbiamo fatto.

E’ per questo che Parelli ha inventato le audizioni per prendere i livelli e le check list per sapere a che punto siamo del nostro viaggio nel meraviglioso mondo dell’equitazione naturale.

Si perché se tu non lo sai c’è la possibilità di fare delle autovalutazioni, assolutamente gratuite, con cui verificare il nostro livello e rendersi conto di dove siamo, cosa sappiamo e cosa ancora dobbiamo imparare.

In barba a Dunning-Kruger e all’impostore.

Il punto cardine è essere consapevoli, e lo si può diventare, con umiltà costanza e consistenza.

E concludo dicendo che se lo studio delle neuroscienze ci rende consapevoli di come funziona il nostro meraviglioso cervello, i cavalli sono una grande palestra per allenarsi e diventare delle persone migliori.

Ecco perché il metodo Parelli è spesso associato ad un modo di essere più che ad un modo di andare a cavallo.

 

Buona giornata ed alla prossima settimana.

 

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Keep natural and stay tuned


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